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13 Novembre 2017 Aggiornato: 29 Marzo 2021 da Aiso
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Marina Brancato

Marina Brancato
13 Novembre 2017 Aggiornato: 29 Marzo 2021 da Aiso
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Marina Brancato (1975), antropologa. Dal 2011 è docente a contratto di Giornalismo internazionale presso l’Università degli studi di Napoli L’Orientale. Nello stesso Ateneo si è laureata in Scienze politiche con una tesi sul ritualismo civile in Ernesto De Martino (relatore prof. Pietro Angelini, correlatore prof. Paolo Jedlowski) e ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Scienze antropologiche e analisi dei mutamenti culturali. Dal 2011 è membro dell’ EASA Media Anthropology Network (European Association of Social Anthropologists) e dal 2015 è membro del direttivo dell’AISO (Associazione italiana storia orale).

I suoi interessi di ricerca si muovono incrociando diversi sentieri disciplinari con un focus sull’immaginario collettivo, il concetto di perdita e la memoria collettiva. Ha lavorato sulla rappresentazione nel giornalismo televisivo del terremoto in Abruzzo (2009) e in Irpinia (1980). E’ autrice del documentario: “Silvia/Italia. L’Irpinia raccontata ascoltando il lavoro femminile”. Ha collaborato all’installazione artistica di Emanuela Di Guglielmo “Fate Presto” presentata ed allestita a Gorizia nel maggio 2016 per Invisible Cities – Urban Multimedia Festival e all’Open day dell’INGV di Grottaminarda (AV) nel novembre 2016. Da marzo 2017 collabora come ricercatrice alla cattedra di Antropologia culturale del prof. Miguel Mellino presso L’Università degli studi di Napoli L’Orientale.

Come ricercatrice ha collaborato a diversi progetti di ricerca, tra cui:

2009 – “Qualitative Assessment Study on Smuggling of Migrants from and through North Africa. The case of Italy“, commissionato da UNODC-United Nations Office on Drugs and Crime – Vienna (coordinatore italiano Prof.ssa Monica Massari).

2007 – “Memorie domestiche. Conservazione ed uso dei prodotti mediali negli spazi domestici” (coordinatore Prof. Paolo Jedlowski, Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”) unità locale del PRIN 2006 “Costruzione e ricostruzione dello spazio-tempo nelle pratiche del quotidiano” (Coordinatrice nazionale Prof.ssa Giuliana Mandich, Università degli Studi di Cagliari).

Pubblicazioni:

Saggi:

2014 – Terremotossessivo. Antropologia e giornalismo nella rappresentazione televisiva del sisma aquilano, Avellino, Mephite.

Capitoli in volumi collettivi:

2017 – con S. Ficacci, Operai e lavoratori fra identità e autorappresentazione. Spunti di riflessione su due ricerche nei quartieri “popolari” di Roma e Napoli in Lavoro! Storia, organizzazione e narrazione del lavoro nel XX secolo – 3 Persistenze o Rimozioni, a cura di N. di Nunzio, M. Troilo, Roma, Aracne.

2013 – Ricostruire l’informazione. Quando l’antropologia incontra il giornalismo in Net-Quake. Media digitali e disastri naturali, a cura di M- Farinosi e A. Micalizzi, Milano, FrancoAngeli.

2010 – con P. Jedlowski e L. Lucchetti, Memorie e mediateche domestiche in Culture quotidiane: addomesticare lo spazio e il tempo – a cura di G. Mandich, Roma, Carocci.

Articoli in riviste:

2017 La dignità del morire nella nostra cultura in Telos – rivista semestrale di Psichiatria, Fenomenologia, Scienze Umane, n.1/ 2017

2012 Epicentro della memoria e senso della perdita (Conza della Campania 1980-2010) in Terremoti: storia, memorie, narrazioni numero monografico di “Memoria/memorie”, n.5, 2012, a cura di G.Gribaudi e A.M.Zaccaria.

2012 – Anthropology and Journalism: The television performance of the Abruzzo’s Earthquake (April – June 2009) in Romanian Journal of Journalism and Communication , n. 2- 2012.

2011 – Mappe domestiche: La casa e le sue memorie, a cura di M. Brancato in M@gm@-analisi qualitativa vol. 11 n. 3 settembre /dicembre 2011 in corso di pubblicazione, Aracne editore.

2006 “Tracce di sé – il rito del commiato laico tra commemorazione e narrazione”, in M@gm@- analisi qualitativa, vol.4 n.3 luglio/settembre 2006.

 

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Storia Orale

È la registrazione dei ricordi, delle esperienze e delle opinioni delle persone su ciò che hanno vissuto.

Significa incontrare persone faccia a faccia, dialogare con loro, ascoltare quel che hanno da dire, riflettere e utilizzare criticamente i loro racconti.

Consente di far sentire la voce di individui e gruppi che hanno poco ascolto o che sono ai margini della società.

Offre punti di vista originali e spesso sorprendenti sul passato e sul presente, che sovvertono, contraddicono o integrano le narrative dominanti.

È un’opportunità per salvare racconti, tradizioni orali, lingue e “arti del dire” che sono in continua trasformazione.

In Italia la storia orale ha una ricca tradizione che risale agli anni '50, ma l’Associazione Italiana di Storia Orale (AISO) è impegnata anche in nuovi ambiti come archivi orali e tecnologie digitali, e public history.

 

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