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6 Gennaio 2010 da Aiso
Iniziative

I LUOGHI DELLA MEMORIA DEI CONFLITTI MONDIALI NELLA VENEZIA GIULIA

I LUOGHI DELLA MEMORIA DEI CONFLITTI MONDIALI NELLA VENEZIA GIULIA
6 Gennaio 2010 da Aiso
Iniziative

250px-Gonars_MemorialTITOLO: I LUOGHI DELLA MEMORIA DEI CONFLITTI MONDIALI NELLA VENEZIA GIULIA TRA ’45 E ’89 – UN’ANALISI COMPARATIVA NEL CONTESTO EUROPEO

Progetto di ricerca per il XXV ciclo della scuola di dottorato in scienze umanistiche – indirizzo storico – Università degli studi di Trieste

A CURA DI: Gaetano Dato

Intenzione di questa ricerca è il riconoscimento dei luoghi cruciali che hanno segnato la molteplice e frastagliata identità culturale dell’area giuliana, così come è venuta a determinarsi in seguito alle guerre mondiali.

Termine di riferimento centrale in questa analisi è l’opera di Pierre Nora “Les lieux de memoire”, così come nella storiografia italiana la trilogia di Mario Isnenghi (1997), non a caso denominata “I luoghi della memoria”. Importanti sono inoltre Koshar (2000) che si è dedicato ai luoghi della memoria tedeschi e in area balcanica Rihtman-Auguštin (2000, 2004), concentratosi sulle vie e sui monumenti, e Kuljić (2006) sulle date.

In questo ambito di studi, l’oggetto della ricerca non è tanto la descrizione del luogo in sé: sono al centro invece le modalità di sedimentazione di quei simboli nella cultura collettiva. Ne consegue una necessaria varietà delle fonti, a partire da una bibliografia non solo storiografica ma nell’ambito più vasto delle scienze umane. Ad essa si accompagnano uno studio negli archivi delle istituzioni pubbliche e private che si relazionano in vario modo al sito considerato. Si valutano poi i contenuti dei mass media, in particolare della carta stampata, e le fonti orali; queste ultime sono assai importanti, per verificare la realtà soggettiva degli spunti che emergono nelle forme di espressione collettiva della memoria, e per contribuire a ricostruire la sua variazione nel tempo. In particolare, nella ricerca da me proposta, il contributo delle fonti orali risulta indirizzato verso un ambito di osservatori privilegiati da circoscrivere fra coloro che erano coinvolti nelle istituzioni, così come fra i movimenti o le associazioni, che si sono occupati delle celebrazioni, della costituzione e della manutenzione dei luoghi della memoria giuliani.

In conseguenza di quanto affermato fin ora, il mosaico complessivo dello studio qui proposto è dunque costituito dai seguenti “luoghi della memoria”: Il sacrario di Redipuglia, le località che ricordano alla comunità slovena le violenze e gli eccidi subiti dal fascismo e dalla guerra (segnalate dalle lapidi presso l’ex hotel Balkan, Basovizza, Opicina, Caresana, Visogliano, Malchina, Ceroglie e Medeazza), la Sinagoga di Trieste, la Risiera di San Sabba, le foibe di Basovizza e di Opicina.

Andrebbero inoltre considerati due campi di concentramento italiani costituiti nel corso dell’occupazione italiana della Jugoslavia, quello di Visco, dove l’amministrazione locale ha affisso una targa negli anni ’50, e Gonars, nel cui cimitero la Jugoslavia ha fatto erigere un memoriale venti anni dopo.

In definitiva, il mosaico delle varie “stanze” che si traccerebbero nel nostro studio, intende rendere evidente il percorso storico degli aspetti sociali, politici, identitari, della memoria collettiva, in un campione ben definito, cogliendone unitariamente le sue forme molteplici e contrastanti nello spazio e nel tempo: si vogliono così riconoscere le parole e i momenti di un dialogo che le varie componenti della società giuliana hanno intessuto attraverso i luoghi della memoria, costruendo così uno spazio culturale originale, ma allo stesso tempo conforme alla fisionomia della più grande e poliedrica identità europea.

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È la registrazione dei ricordi, delle esperienze e delle opinioni delle persone su ciò che hanno vissuto.

Significa incontrare persone faccia a faccia, dialogare con loro, ascoltare quel che hanno da dire, riflettere e utilizzare criticamente i loro racconti.

Consente di far sentire la voce di individui e gruppi che hanno poco ascolto o che sono ai margini della società.

Offre punti di vista originali e spesso sorprendenti sul passato e sul presente, che sovvertono, contraddicono o integrano le narrative dominanti.

È un’opportunità per salvare racconti, tradizioni orali, lingue e “arti del dire” che sono in continua trasformazione.

In Italia la storia orale ha una ricca tradizione che risale agli anni '50, ma l’Associazione Italiana di Storia Orale (AISO) è impegnata anche in nuovi ambiti come archivi orali e tecnologie digitali, e public history.

 

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